“Quando curi una malattia puoi vincere o perdere…
Quando ti prendi cura di una persona, vinci sempre!”
Patch Adams

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FISIOTERAPIA INTEGRATA

Nella FISIOTERAPIA INTEGRATA le competenze fisioterapiche e riabilitative sono solamente una base di partenza. Conoscere le problematiche muscolo scheletriche e neurologiche (oltre che viscerali, neuropsicologiche e cardio-respiratorie) e il processo di guarigione del corpo, è necessario per permette l’uso consapevole di ulteriori approcci che associati stimolano il corpo a rispondere meglio alle terapie.

Per me è importante comprendere le esigenze della persona e non solo conoscere il disturbo che porta.
Le priorità principali sono spesso legate al risolvere un dolore o al bisogno di muoversi più liberamente o efficacemente.

A tecniche e terapie come mobilizzazioni, esercizi mirati, terapia manuale, utilizzo di accessori o ausili vengono integrate:

  • attenzione verso le risorse personali (fisiche, psicologiche o emozionali) che possono favorire il raggiungimento degli obiettivi per sostenerle e favorirle;
  • approcci complementari per il benessere;
  • una metodologia esplorativa che coinvolge il paziente in prima persona nell’indagine del disturbo e della possibile risoluzione.

La fisioterapia integrata può essere associata anche a percorsi fisioterapici in essere,  in quanto l’approccio è diverso da quello tradizionale e può favorire le risposte dell’organismo, sia dal punto di vista fisico che mentale.

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CHE COS’E’ LA FISIOTERAPIA INTEGRATA?

La fisioterapia integrata è una metodologia di lavoro che “integra” appunto, al lavoro tradizionale del fisioterapista, l’attenzione alle risposte “sottili” del corpo e al vissuto della persona che è impresso nei tessuti.

Consiste soprattutto nel dirigere l’ascolto e l’attenzione del paziente alla conoscenza dei suoi ritmi, del suo respiro, del suo corpo (in senso fisico o espressivo), ovvero del suo “essere” nel movimento e non solo al suo “fare” movimento.

Alcuni approcci complementari come:

  • visualizzazione creativa;
  • tecniche di rilassamento profondo;
  • reflessologia plantare;
  • bioenergetica;
  • respiro consapevole;
  • digitopressione;
  • esercizi di auto-consapevolezza durante la rieducazione segmentale o globale;

agiscono da un lato su un senso di benessere più completo e sostengono la fisioterapia nella via del “non dolore” e dall’altro offrono strumenti accessibili da introdurre nel proprio quotidiano per stabilizzare i risultati o occuparsi piacevolmente della propria salute.

Le tecniche vengono utilizzate a seconda dei casi e vanno dal condurre la persona a un rilassamento profondo (stato in cui qualunque cambiamento nel corpo avviene in modo più fluido e stabile) al dare voce alle tensioni del corpo (favorendo in modo creativo la consapevolezza di emozioni trattenute), o al facilitare la risposta del corpo alla terapia (tramite digitopressioni o manualità che stimolano punti strategici).

In cosa fa la differenza questo metodo di lavoro?

Gli approcci sopra descritti non sostituiscono la fisioterapia tradizionale ma la integrano favorendo una visione libera e responsabile del proprio corpo associata al piacere di prendersene cura.

Le pratiche complementari integrate al percorso di cura sono orientate alla “saluto genesi” cioè stimolando i fattori che “causano salute” perciò agiscono sul benessere fisico, mentale e spirituale. Va da sè che tali metodi vengono usati anche in assenza di malattia per favorire e mantenere il proprio stato di salute e migliorare la propria qualità di vita.

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TERAPIA MANUALE INTEGRATA

Lo  scopo principale della terapia manuale integrata è quello di “liberare” il movimento rendendolo più fluido e alleviare il dolore dovuto a queste cause.
Mentre l’approccio tradizionale della terapia manuale (di cui fa parte il massaggio, la chiropratica, il linfodrenaggio l’osteopatia, le manipolazioni, ecc.) consiste in un’azione meccanica svolta dal professionista in cui il paziente è “passivo”, la terapia manuale integrata associa alle tecniche manuali la partecipazione attiva e consapevole della persona accompagnandola ad ascoltare e integrare le risposte del corpo per un beneficio più profondo e più stabile nel tempo.

L’azione meccanica della terapia manuale utilizza vari metodi che agiscono in modo diversificato sulle fasce e sui tessuti molli che avvolgono le strutture ossee che sono spesso sede di tensioni o lesioni nonché causa di dolore o limitazioni del movimento

Il professionista oltre a occuparsi di individuare i punti di tensione, le contratture o altre alterazioni dei tessuti e di agire favorendo la liberazione degli impedimenti e delle rigidità che comportano dolore o influiscono limitando il movimento orienta l’attenzione della persona a percepire le sensazioni del proprio corpo durante la seduta. In tal modo avviene una sorta di “registrazione” del nuovo stato che può essere rievocato in momenti diversi della giornata e che favorisce non solo il miglioramento del problema ma il consolidamento del risultato raggiunto.

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TOCCO TERAPEUTICO BIO CENESTESICO

Il tocco terapeutico bio-cenestesico è un approccio nuovo che tuttavia affonda le sue radici nella storia dell’uomo, dentro ai fenomeni che regolano l’esperienza umana e biologica del contatto. Il tocco terapeutico bio-cenestesico è sia un trattamento attraverso il quale indagare e trasformare esperienze traumatiche, sia un modo di lavorare che accompagna tutte le tecniche di cura della persona tenendo conto di questi aspetti:

  • il tocco come via preferenziale di contatto e relazione in quanto la pelle è il nostro primo luogo di comunicazione col mondo, in stretto contatto col sistema nervoso fin dalle origini (da ricordare che pelle e sistema nervoso si formano dallo stesso strato di cellule embrionali);
  • funzione terapeutica in quanto accompagna attraverso il contatto all’elaborazione di traumi che una persona può avere subito sia a livello corporeo che affettivo, lungo il corso della vita;
  • bio in quanto il contatto è legato alle funzioni biologiche e fisiologiche di sviluppo, relazione  e sopravvivenza;
  • cenestesico, termine che si riferisce a quel senso generale di benessere o malessere che ci informa di come stiamo e che è possibile avvertire anche senza sapere esattamente da cosa ci deriva, è risultato di una serie di informazioni sia corporee che emozionali che permettono al nostro cervello di capire se stiamo bene oppure no.

La metodologia si può integrare a tutte le tecniche fisioterapiche, riabilitative e di consultazione in counseling corporeo, e tramite l’esperienza consapevole del tocco aiuta la persona a modificare il vissuto corporeo di traumi che incidono sul proprio benessere a  livello profondo.

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I DISTURBI FISIOTERAPICI PIÙ FREQUENTI

Il fisioterapista è un professionista preparato in tanti ambiti (ortopedico, neurologico, viscerale e cardiorespiratorio); tra i disturbi e le necessità più frequenti di cui mi occupo vi sono:

  • rachialgie dorsali (mal di schiena per cause di varia natura: ernie discali, scogliosi posturale, lavori pesanti, assunzione di posture scorrette, ecc.);
  • cervicalgie (dolori al collo per problemi cronici, per traumi come “colpi di frusta”, torcicollo, ecc.);
  • problemi posturali, scogliosi posturale;
  • dolori e limitazioni articolari a varie giunture (soprattutto spalla, polso, anca, caviglia, articolazioni dei piedi, ecc.);
  • rigidità e/o dolori nel movimento (con la tipica sensazione di alzarsi da letto con difficoltà, “legati” o indolenziti, sentendosi meglio solo dopo l’inizio dell’ attività quotidiana);
  • stiramenti muscolari (in conseguenza a debolezze muscolari o bruschi sforzi);
  • insicurezza nell’appoggio durante il cammino (per disturbi della sensibilità, in conseguenza a traumi o patologie neurologiche, per debolezza di alcuni muscoli, per problemi di equilibrio o in conseguenza a cadute o slogature, ecc.);
  • rallentamento motorio (dovuto a periodi lunghi di degenza, in fase di convalescenza da interventi chirurgici, incidenti con o senza traumi all’apparato muscolo scheletrico, per anzianità o presenza di malattie neurologiche come il Parkinson o altro);
  • deficit motorio uni o bilaterale (dovuti a situazioni lievi come debolezze muscolari o asimmetria nell’attività muscolare o a condizioni più limitanti come paresi da ictus o da malattie neurologiche fra cui la Sclerosi multipla e altre);
  • linfedema (frequente all’arto superiore dopo asportazione mammaria o agli arti inferiori per problemi a carico del sistema linfatico o per traumi di varia natura);
  • problemi di equilibrio e coordinazione motoria;
  • dolori e rigidità dovute a traumi sportivi, sollecitazioni eccessive nel movimento (atletico o lavorativo) o esposizione a sforzi o a vizi del gesto;
  • rieducazione funzionale prima e dopo chirurgia (ad esempio interventi alla mano, alla spalla, all’anca o altro).

In molti casi le terapie fisiche e la riabilitazione conducono a piena risoluzione, come avviene per contratture muscolari, slogature, stiramenti, rieducazione posturale, recupero funzionale dopo lievi lesioni muscolo-tendinee o ossee, ecc.
In altri casi invece l’obiettivo raggiungibile è quello di rendere più efficaci gli adattamenti (altrimenti rigidi e/o controproducenti) assunti dal corpo spontaneamente e che senza intervenire possono diventare fonte di problemi secondari come dolori, rigidità o limitazioni del movimento.

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PILATES RIABILITATIVO

Questo metodo, di cui J. Pilates fu il fondatore, si propone di rendere forte e al contempo flessibile la muscolatura permettendo un corretto assetto sia della postura sia del movimento.
Oltre all’effetto preventivo sulla salubrità di muscoli e articolazioni, in ambito riabilitativo l’approccio di Pilates consente al fisioterapista di valutare e risolvere vizi posturali e compensi. Attraverso un lavoro mirato e personalizzato alle esigenze di ogni paziente, il lavoro sulla muscolatura profonda dell’addome in associazione alla respirazione e ai movimenti richiesti con costante attenzione al corpo, permettono di ristabilire un vero sostegno per la colonna vertebrale con benefici duraturi.
Prima di iniziare corsi di Pilates aperti a un ampio pubblico è consigliabile eseguire qualche seduta da un fisioterapista competente. Ciò permette di educare il proprio corpo a riconoscere il corretto posizionamento biomeccanico del bacino e delle altre parti del corpo e prevenire problemi futuri.

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TAPING PROPRIOCETTIVO

Il taping, che nasce grazie al chiropratico giapponese Dott. Kenzo Kase, agisce secondo un’azione meccanica. Dopo un’attenta valutazione della problematica il fisioterapista valuta l’idonea applicazione.
L’uso del Taping dà risposta immediata e, oltre al settore sportivo, trova impiego in tanti ambiti (da quello ortopedico a quello neurologico) e per molte problematiche: contusioni, infiammazioni, dolori articolari, stanchezza muscolare, lombalgia acuta, alluce valgo, strappi muscolari, problemi neuromuscolari, nevralgie periferiche, ecc.

TERAPIA VISCERALE

Si è soliti pensare che un dolore in una certa zona del corpo sia da trattare in quella zona. Spesso invece ci sono relazioni lontane dovute ai collegamenti che percorrono attraverso le fasce profonde diversi distretti del nostro corpo connettendoli.
La terapia viscerale indaga e tratta quei sintomi che, indipendentemente da dove si manifestano, possono avere origine nelle fasce addominali profonde e dai tessuti che contengono i diversi organi viscerali (stomaco, fegato, intestino, ecc.).
Uno dei primi responsabili di dolori riflessi alla schiena, alle scapole o al bacino è un’alterata funzionalità del diaframma, il principale muscolo respiratorio, che è implicato in varie funzioni e che a sua volta è fortemente influenzato da fatti emotivi (ansie, stress, tensioni). Altri aspetti importanti sono le aderenze lasciate da postumi di interventi chirurgici e che, se non trattate adeguatamente, possono lasciare traccia di disturbi anche distanti rispetto alla sede dell’intervento.